Oggi vi proponiamo un viaggio nella storia e nel modellismo navale, grazie al socio Silvano Zanforlin che ci presenta la sua Niña 1492 (si proprio quella di Cristoforo Colombo).
La Storia
“Terra…terra…” in quel famoso 12 ottobre 1492, fu il marinaio Rodrigo di Tiana imbarcato sulla Pinta a pronunciare quella fatidica frase, tra sorpresa e incredulità di fronte alla scoperta del continente americano. Insieme alla Santa Maria la Niña (in spagnolo “bambina”) fu una delle tre navi utilizzate da Cristoforo Colombo nel suo primo viaggio attraverso l’Oceano Atlantico nel 1492. Era una caravella costruita tra il 1487 e il 1490 con una stazza lorda di circa 100 tonnellate e un equipaggio di 20 persone.
Il vero nome della Niña era Santa Clara. Il nome Niña era probabilmente un riferimento scherzoso al nome del proprietario, Juan Niño. Era una caravella lunga circa 20 m, inizialmente con attrezzatura latina pura, cioè con vele triangolari appese a lunghe antenne. Tuttavia, durante la sosta alle Canarie all’inizio del viaggio verso l’America le vele latine vennero sostituite con vele quadre. Era priva del castello di prua ed aveva un piccolo cassero a poppa. Il destino finale di questa nave è sconosciuto.
Una curiosità: una copia delle tre caravelle usate da Colombo per il suo storico viaggio sono oggi visitabili presso il porto di Huelva, in Andalusia. Qui troviamo la riproduzione esatta delle tre imbarcazioni con cui Colombo partì alla volta delle Americhe per la loro conquista. Queste repliche furono costruite per celebrare l’Expo’92 di Siviglia.
Qualcuno di voi senz’altro ricorderà che il viaggio di Colombo iniziò dal porto di Palos: ebbene oggi quel porto non esiste più. Oggi infatti quell’area si trova nell’entroterra, a causa dei cambiamenti della costa provocati dal terremoto che colpì Lisbona del 1755 e, più tardi, dei lavori per la costruzione di dighe a protezione del porto di Huelva.
Il modello
Il modello è stato realizzato con il kit della ditta Dusek in scala 1/72.
al quale sono state apportate diverse modifiche: doppio fasciame, chiusura del cassero di poppa, aggiunta del paiolato per avere un minimo di aria “respirabile” anche sotto il ponte e costruzione ex novo dell’argano per il recupero delle ancore e numerose altre piccole migliorie.