Oggi parliamo di un vecchio kit della MERIT, un marchio inglese attivo principalmente nel decennio ‘50 e ’60 che produceva giocattoli e modellismo ed aveva sede nelle vicinanze di Londra: La GORDINI GRAND PRIX 1952.
Amedeo Gordini, soprannominato in seguito il “mago” delle auto da competizione nacque nel 1899 a Bazzano, nel bolognese. Dagli inizi come semplice meccanico per passione, divenne poi meccanico di Tazio Nuvolari, scopritore di Juan Manuel Fangio, creatore di modelli propri di auto da corsa F1, F2 e rally, tutte plurivittoriose. Le vittorie delle sue macchine lo resero molto popolare in Francia, dove venne ribattezzato Amédée: è infatti l’unico italiano ad avere una piazza intitolata a Parigi.
Il socio ROBERTO DONATI si è cimentato nella costruzione di questo modello particolare di GORDINI GRAND PRIX prodotto tanti anni fa dalla MERIT.
Diamo ora la parola a ROBERTO che ci spiegherà le difficoltà incontrate nella costruzione di questo modello ormai vintage:
La principale bruttura di ogni modello d’auto in plastica è data dalle ruote a raggi. Anche oggi, che le tecniche si sono evolute alla ennesima potenza, i raggi dei cerchioni sono grossolani e tradotti in 1/1 diverrebbero dei pali. La Merit lo sapeva ed aveva tentato di rimediare con una soluzione empirica. Venivano forniti dei cerchietti di plastica trasparente da posizionare nel cerchione. Dovevi verniciare il fondi in argento, per simulare il disco dei freni poi sul cerchietto posizionavi delle decals che rappresentavano i raggi.
Prima cosa fatta ho eliminato i cerchioni che sono stampati coi pneumatici. Ho cercato delle raggiature foto-incise, (nemmeno queste sono una meraviglia, ma fenomenali rispetto alla soluzione proposta).
Devo dire che è obbligo assoluto del modellista migliorare il pezzo in costruzione ma nel caso della Merit l’eliminazione dei cerchietti trasparenti e relative decals rappresentano la perdita di un angolo di storia del modellismo con poco rispetto per il tentativo, sempre da rispettare, dell’ uomo di far di meglio.
Gordini era detto “il mago” per i suoi incredibili motori. Come lasciare senza motore il modello. Giammai!
Seghetto da traforo e via il cofano, poi con alluminio ottone plastica ho riprodotto il propulsore. Col milliput il cofano è stato risistemato. L’abitacolo è stato completato, sempre con alluminio e…….la Gordini del 1952 da gran premio è pronta.
Come dicono le istruzioni il modello proposto è quello di Behra al G.P. d’Italia del 1952.
In fin dei conti si tratta solo 67 anni orsono…ed il modello era dello stesso preriodo.