Oggi il socio Ezio Vardanega ci presenta un modello davvero inconsueto: l’Autoblindo Rolls Royce.
UN PO’ DI STORIA
Le autoblindo Rolls Royce ( Rolls-Royce Armoured Car) sono un esempio di longevità e versatilità di un buon progetto. Apparse durante la I GM, protagoniste di operazioni varie di polizia nei territori coloniali e nelle fasi delle lotte indipendentiste irlandesi terminarono la loro carriera nella II GM.
La base era già di tutto rispetto trattandosi del telaio della RR Silver Ghost ed il motore un 6 cilindri in linea da 80 HP da 7428 cm3 di cilindrata ovviamente niente marce sincronizzate o avviamento elettrico. La Rolls Royce forniva un robusto telaio ed il motore lasciando ai carrozzieri il compito di rivestire il tutto. Sospensioni a balestra e ruote Dunlop con pneumatica della Palmer Cord, la stessa che forniva i pneumatici dei Sopwith Camel per intenderci, sorreggevano una blindatura di 8 mm di spessore. La velocità massima era di 60 mph (96,6 km/h) con autonomia di 290 km garantita da due serbatoi da complessivi 83 litri.
Rispetto alla versione iniziale nel 1920 vi fu un primo intervento di modernizzazione consistente in corazzatura migliorata nei punti rivelatisi più a rischio, ruote metalliche in sostituzione di quelle a raggi ed armamento aumentato. La denominazione ufficiale divenne così Rolls-Royce Armoured Car 1920 Pattern Mk.I.
Alla fine degli anni 30 ce n’erano ancora 150 in servizio nell’esercito di Sua Maestà più di 70 solo in Nord Africa ed estremo Oriente. In previsione di una guerra che sembrava sempre più imminente furono oggetto di un nuovo intervento di modernizzazione che puntava attraverso nuove ruote più ampie e nuovi dischi a renderle più adatte alle operazioni in zone desertiche. La corazzatura frontale fu ridisegnata per migliorare la visibilità, furono aggiunti nuovi piccoli fari sui pararuota frontali, la torretta fu ridisegnata anch’essa per ospitare cannoncino controcarro Boys e mitragliatrice Vickers. In più fu aggiunta una mitragliatrice Lewis per difesa anti aerea. Con questo nuovo trattamento le Rolls Royce poterono svolgere i propri compiti di ricognizione e collegamento in Africa per tutta la durata della guerra di fianco ai mezzi più moderni quali Humber, Daimler e Staghound. Diedero il loro contributo anche sul fronte del Pacifico dove poterono confrontarsi ancor più alla pari con i vetusti mezzi giapponesi.
Oggi ne esistono ancora due perfettamente restaurate e funzionanti anche se a detta dei guidatori dalla guida molto complessa soprattutto per la scarsa visibilità data alla postazione del conducente. Una appartiene al Tank Museum mentre l’altra all’esercito irlandese ed è Sliabh na mBan una delle autoblindo di scorta al convoglio del generale Michael Collins nel giorno dell’agguato mortale al tramonto del 22 agosto 1922. Sembra che Collins avesse deciso di affrontare i ribelli anziché attraversare lo sbarramento a tutta velocità. E gli fu fatale.
IL KIT
Il kit Roden può essere definito onesto e del resto come potremmo non perdonare qualche svista ad una ditta che dopo decenni ha reintrodotto una intera gamma di modelli della IGM nel mondo modellistico fermo ad Airfix, Revell e qualche ESCI
Gli incastri non sono il massimo e come sempre vanno provati a secco per evitare brutte sosprese. Alcuni dettagli sono un po’ pesanti come le coperte e gli attrezzi non da incollare a parte ma già stampati sul veicolo. Per il resto tutto è stato assemblato da scatola ed impolverato con pigmenti della MIG. La coccarda sul tetto ho preferito dipingerla che affrontare l’ardito posizionamento della decalcomania. Unici piccoli interventi sui contenitori laterali ai lati del cassone posteriore per renderli più accettabili.
La versione scelta è per il Armoured Car Pattern 1920 Mk.II, “Vulture”, No. 1 ACC, No 1, 2 or 3 Sect., RAF, 1936, Iraq. Una delle vetture impegnate nelle varie missioni di polizia coloniale degli anni 30 in questo caso di protezione degli aeroporti della RAF.
Dimenticavo….prima che qualcuno inorridisca la basetta non è quella definitiva ma solo una bozza per poter fare le foto e che gli Dei del modellismo non mi fulminino.